(005) – Geo la natura intorno a noi: I Falsi Migratori


GEO LA NATURA INTORNO A NOI

CAPITOLO 5

I FALSI MIGRATORI


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Per quanto singolare, come nell’articolo precedente nell’argomento delle anguille non è unico in natura; basterebbe ricordare il comportamento del salmone, per molti aspetti simile, anche se inverso nell’ordine dei passaggi. Ma c’è poi un altro caso in cui il risultato della ricerca scientifica ha dato luogo a esiti del tutto opposti a quelli che ci si sarebbe potuti aspettare: lungi dal ritrovare i movimenti migratori del pesce in questione (che questa volta e l’aringa), essa ha potuto dimostrare che si trattava di un caso del tutto anomalo di movimento apparente: le aringhe, in altre parole, non migrano affatto. Era da secoli, tuttavia, che i pescatori seguivano i branchi di aringhe in un percorso regolare che dal Nord conduceva al Sud, ogni anno e nelle staesse stagioni; flotte di pescherecci andavano, e vanno tuttora, sulle tracce dei branchi di aringhe e nessuno dubitava di ritrovarsi di fronte ad una migrazione in massa. Non c’erano al riguardo neppure troppi enigmi, poiché le tappe della migrazione erano ben conosciute e, da un punto di vista strettamente scientifico, l’aringa non sembrava suscitare troppe curiosità peculiari. Era noto, ad esempio, che l’aringa è un pesce che si riproduce in acque fredde vicine alle coste; la temperatura dell’acqua deve essere in generale inferiore ai 14 gradi centigradi e la salinità deve essere intorno al 3,5 per cento. Le aringhe stanno, per una parte dell’anno, intorno alle coste della Francia, dell’Inghilterra, dell’Irlanda, dei Paesi Bassi, della Scandinavia e dell’Islanda. Sul far dell’estate, tuttavia, tali zone subiscono un forte aumento della temperatura, soprattutto perché sono investite dalla Corrente del Golfo che proviene dall’Atlantico, la quale è sia più calda, sia più salata di quanto le aringhe siano avvezze a sopportare. È naturale dunque che esse emigrano, alla ricerca di nuove zone più favorevoli alla loro sopravvivenza. Di tali migrazioni si riteneva di possedere una prova pressochè sicura ed evidente. In autunno, infatti, dopo essere scomparse per diversi mesi, le aringhe venivano avvistate in grandi branchi al largo dell’Islanda; esse apparivano tutte impegnate a deporre le uova. In gennaio il fenomeno si ripeteva, ma questa volta più a Sud, al largo della Bretagna; e poi via per i restanti mesi sino all’estate, col rimergere di branchi e uova sempre più a sud. Poi il grande silenzio estivo, sino a che, in autunno, tutto ricominciava da capo. I pescherecci, che catturavano successivamente le aringhe dall’Islanda al Mediterraneo, non avevano dubbi di aver seguito gli stessi branchi nel corso dei loro spostamenti migratori. Tutto cominciò ad apparire evidente e privo di problemi, sino a quando i biologi non si misero in testa analizzare un po’ più accuratamente la morfologia delle aringhe, così come facevano con ogni altra specie di pesce; non che avessero dubbi o sospetti particolari: il loro era un normale lavoro di routine. Ma emersero allora alcuni fatti singolari. Innanzi tutto le aringhe osservate sperimentalmente e tratte da località marine differenti mostrarono l’ostinata tendenza a crescere in tempi molto irregolari: alcune prima e altre dopo. Com’era possibile? Un più attento esame rivelò che la velocità di screscita era costante, fra le aringhe di una medesima, ma differiva sensibilmente fra individui tratti da località diverse. Analoghe osservazioni vennero presto fatte anche per ciò che rigurdava l’età della maturazione sessuale. Colpiti da questo strano fenomeno, i biologi presero a condurre analisi meticolose su un gran numero di esemplari e non soltanto trovarono costante conferma di quanto già rilevato, ma scoprirono altresì un fatto nuovo: il numero medio delle vertebre variava, a seconda della località di provenienza di ogni singola aringa. Fu così evidente che esistevano diverse popolazioni di aringhe, con caratteri difformi relativi ad almeno tre parametri: la velocità di crescita, l’età della maturazione sessuale e il numero delle vertebre. Tali popolazioni erano rigorosamente delimitate e caratterizzate dai rispettivi ambienti marini. A questo punto gli scienziati cominciarono a nutrire seri dubbi circa la natura migratoria del pesce in questione, anche contro ogni evidenza e contro l’opinione da sempre nutrita dai marinai e dagli esperti pescatori.


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Perché i dati emersi contraddicevano in modo netto l’ipotesi della migrazioone? È presto detto. La scoperta di caratteristiche diverse fra le aringhe, a seconda dei luoghi nei quali vengono pescate, può spiegarsi, come in tutti gli altri infiniti casi analoghi, solo con la teoria evoluzionistica del progressivo adattamento dell’animale all’ambiente. Sena essere troppo nei particolari, è evidente che ci sono delle buone ragioni ambientali per spiegare la differente età della maturazione sessuale e forse ce ne furono in passato a giustificare un numero di vertebre pittosto che un altro, sebbene qui si possa pensare anche ad un altro ordine di fenomeni, e cioè di quelli ereditari dei quali parteremo. La stessa teoria evoluzionistica, tuttavia, insegna che ogni adattamento, anche piccolo, esige un’enorme quantità di tempo per potersi affermare e trasmettere immutato ai discendenti; ciò presuppone che un gruppo di individui (un branco, nel nostro caso) soggiorni a lungo in un determinato territorio o ambiente marino; solo così può accadere che gruppi della stessa specie possano sensibilmente differenziarsi, aquisendo caratteristiche idonee ai loro rispettivi luoghi di abituale dimora. Come poteva dunque essere avvenuta una siffatta differenziazione nelle aringhe, se esse migrano, si spostano quasi di continuo e soggiornano solo pochi mesi all’anno nei diversi ambienti? I conti, come si vede, non tornavano più. Ma gli scienziati sono uomini scrupolosi, avvezzi a scandagliare ogni piega del ragionamento. Supponiamo che le aringhe migrano, si dissero, nonostante i dati che abbiamo scoperto. Questo ipotetico fatto muterebbe oppure no la situazione da noi riscontrata? La risposta fu subito affermativa, questa volta non in funzione delle leggi evolutive; main accordo con le ancor più ferree e più esatte leggi dell’ereditarietà. È Evidentemete infatti che, se le aringhe migrano a branchi, da Nord verso Sud, più o meno tutte insieme, e cioè negli stessi mesi dell’anno (sicchè, come si crede comunemente, esse si trovano in autunno in Islanda, in ngennaio in Bretagna, e così via, come si è poc’anzi ricordato), non potrebbe non accadere che esse non si accoppino in modo diffuso; certamente individui del tipo A (velocità di crescita più lenta, numero di vertebre, ecc.) si accoppierebbe con individui del tipo B (velocità di crescita più rapida, maggior numero di vertebre, e così via). Ma la conseguenza allora sarebbe che i caratteri ereditari dei genitori si trasmetterebbero ai discendenti secondo proporzioni ben note e inflessibili, sicchè dovremmo trovare individui del tipo A e del tipo B frammisti in ogni branco e cioè ovunque essi siano catturati. Ciò che si osserva è invece proprio il contrario: gli individui di tipo A stanno, o provengono, da una sola località, e lo stesso accade per gli individui del tipo B. A questo punto bisogna per forza concludere che le diverse popolazioni morfologiche di aringhe non si accoppiano affatto tra loro, e proprio per ciò mantengono inalterati i loro rispettivi caratteri.


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Ma se non sussistono accoppiamenti incrociati, allora le aringhe non migrano insieme; e se teniamo conto contemporaneamente di quanto ci è risultato dalle considerazioni evoluzionistiche relative all’adattamento degli individui all’ambiente, dobbiamo anzi concludere che le aringhe non migrano affatto, con buona pace di tutti coloro che sono fermamente convinti del contrario. Fu così che i biologi, sfidando lo scetticismo dei pescatori che, come è proprio anche del loro carattere, erano sicuri di saperla lunga e di non aver nulla di nuovo da apprendere in materia (tanto più poi da austeri signori in camice bianco che avevano passato assai più anni della loro vita nel chiuso di un laboratorio che non sulla tolda di peschereccio), si misero a tudiare le aringhe delle varie località, per scoprire il loro segreto e per trovare conferma delle proprie ipotesi. Il successo fu totale e brillante e si può qui così riassumere. Era vero innanzi tutto che le aringhe non erano affatto pesci migratori, contrariamente a quanto si era creduto sin dalla più remota antichità. O, se si vuole, esse migrano, ma solamente… in verticale. Quando infatti si approssima l’aborrita Corrente del Golfo, che scalda e sala l’acqua marina, le aringhe cercano ristoro in profondità, sui grandi fonfali dell’Europa continentale e delle isole, là dove cioè la corrente più non arriva e l’acqua conserva la temperatura e le caratteristiche desiderate. Man mano che la corrente del Golfo, nei mesi successivi, si ritira, consentendo all’acqua più fredda e meno salata di tornare in superficie, anche le aringhe risalgono e depongono allora le uova. Ma la corrente del Golfo non si ritira tutta in una volta: essa procede da Nord a Sud, allontanandosi successivamente dalle varie regioni; altrettanto successivamente le aringhe ricompaiono nei luoghi rispettivi, dando l’impressione ai pescatori di un movimento continuo da una regione all’altra, mentre si tratta soltanto di un movimento successivo in tempi diversi dal fondo alla superficie. Da secoli, dunque, i pescatori erano convinti di seguire il movimento delle aringhe; essi seguivano invece, senza saperlo, solo il movimento della corrente del Golfo. Sicchè l’aringa finì da allora per assomigliare molto più al merluzzo (che ha costumi e abitudini analoghi) che non al tonno, il potente pesce migratore.


Informazione sul videoclip: L’arcipelago della Maddallena in Sardegna, le isole dell’arcipelago della Maddalena in Sardegna è il mare più bello del mondo è un corto metraggio di by saggittario300 dur. min. 6’26 del 19 dicembre 2007.


Informazione sul videoclip: Magica Sardegna, la Sardegna da Nord a Sus è un corto metraggio di by saggittario300 dur. min. 5’42 del 27 prile 2008.



Altri episodi del mare… continuano sull’articolo (006), intitolato: LE SPUGNE: ANIMALI O PIANTE?, un arrivederci da Alex.


Articolo del 9 dicembre 2008 postato da Alex su http://www.sportcinema.it l’argomento è stato tratto dai racconti: Negli Oceani editore Fermi, autore by Oscar Talassici, per tanto tutti i diritti restano riservati agli autori delle singole categorie.


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(005) – Geo la natura intorno a noi: I Falsi Migratoriultima modifica: 2008-12-09T01:11:35+01:00da airone2124
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