(008) – Il viaggio di Alex: Austria tra miti e leggende, la sua storia e le sue fotografie


IL VIAGGIO A ALEX IN AUSTRIA

(008) – Il viaggio di Alex: Austria tra miti e leggende, la sua storia e le sue fotografie


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La Storia e le origini dell’Austria<

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La corona di Santo Stefano

Nella lotta per l’indipendenza, I Boemi si trovarono spesso uniti con gli Ungheresi (gli antichi Ùngari). Questi erano mongoli che undici secoli fa s’impadronirono dell’antica provincia della Pannonia. Quando Stefano, il dotto e pio principe che dal papa aveva avuto il titolo di re d’Ungheria (997⁄1038), volle convertire al Cristianesimo il suo popolo, dovette lottare non poco per domare i ribelli idolatri. Ma alla sua morte, si narra, fu tale il dolore del popolo, che per tre anni interi i Magiari convertiti non fecero che piangere il loro re. La corona di Santo Stefano (cosí si chiama la corona, donata dal papa al santo re, con la quale vennero incoronati i sovrani d’Ungheria) passò a una serie di principi bellicosi, finché, spentasi la discendenza di Stefano dopo la morte di Andrea III, nel 1301, l’Ungheria perdette per qualche anno la sua indipendenza e venne annessa alla Boemia. Da questo tempo la corona di Ungheria cominciò ad essere contesa da principi stranieri, e la storia è nel secolo XIV connessa con quella di Napoli, da quando cioè il papa mise sul trono di Santo Stefano Carlo Roberto d’Angiò, figlio del re di Napoli. Il regno di Carlo e dei suoi successori, pur macchiato da orribili delitti e da lotte civili, portò l’Ungheria a grande potenza; ma il vero re nazionale i Magiari lo trovarono in Mattia Corvino (1458⁄1490), figlio di uno dei più eroici difensori dell’Ungheria dagli assalti dei Turchi: Giovanni Huniadi. La storia ricorda il figlio di Giovanni Huniadi per le guerre vittoriose contro i Turchi, che fecero dell’Ungheria un solido baluardo contro l’avanzata turca nell’Europa centrale, e per le conquiste fatte a spese della Boemia e dell’Austria: ma non meno famoso egli è per la passione con cui si dedicò al culto delle lettere e delle arti. Il valoroso soldato che seppe organizzare mirabilmente l’esercito ungherese, il saggio legislatore che diede il primo codice al suo popolo, trovava tempo, fra tante cure, di raccogliere intorno a sé dotti di ogni paese, tenendosi in corrispondenza con signori e scienziati, affinché gli procurassero libri e oggetti d’arte. Purtroppo la magnifica biblioteca che egli raccolse in Buda (l’antica città che raggiunse sotto di lui il massimo splendore) andò dispersa; ma chi si reca a Budapest può ancora vedere in quella università alcuni bellissimi manoscritti copiati a Firenze per Mattia Corvino. Morto quest’abile sovrano, la corona d’Ungheria, come si è già detto, tornò ad essere unita a quella di Boemia col re Ladislao Jagellone, ma solo per breve tempo, giacché, morto il successore di Ladislao in un nuovo tentativo di arginare l’urto dei Turchi, le due corone passarono a Ferdinando d’Absburgo. Alcuni Magiari nemici degli Absburgo offersero la corona a un nobile ungherese che si era segnalato per il suo valore, Giovanni Zapoly. Ma Ferdinando d’Absburgo mosse guerra al re magiaro e, cosa strana ma non nuova, il partito dello Zapoly, non avendo trovato aiuti né presso i principi né presso il papa, chiamò quelli che erano i più fieri nemici degli Ungheresi, i Turchi. Giovanni Zapoly riuscí ad ottenere in tal modo la corona d’Ungheria, ma non a trasmetterla al figlio, il quale, dopo avere a varie riprese, e spesso con l’aiuto dei Turchi, combattuto contro Massimiliano d’Austria, successo a Ferdinando, dovette rinunciare all’Ungheria, e accontentarsi della Transilvania e di qualche altra provincia. Gli Absburgo ebbero ora definitamene la corona d’Ungheria (1528), la cui ereditarietà verrà riconosciuta solo nel 1687.


Descrizione del video: Il placido Dan(ubio) (7) (Da Maria Tafferi a Crems), pedalando sul grande fiume da Passau a Vienna con un prologo a Monaco e un epilogo a Bratislava, autore del Clip prooooof


Quei piani di egemonia europea, che gli Absburgo perseguirono tanto tenacemente e che parvero realizzarsi col vastissimo impero di Carlo V, furono frustrati dal trattato di Vestfalia che, nel 1648, chiuse la guerra dei Trent’anni. Di questa guerra, oltre che a proposito della Boemia, focolaio della rivolta tramutatasi poi in guerra, si è parlato quando si è trattato della Germania, giacché la guerra dei Trent’anni è nella prima fase guerra germanica, e solo dopo, per la preoccupazione che desta l’eccessiva potenza degli Absburgo, diventa conflitto europeo. Gli Absburgo, dunque, uscirono da tale guerra delusi e paralizzati sia nella mira di sviluppare e rafforzare l’autorità imperiale, sia in quella di conservare l’egemonia in Europa. Ché anzi viene ora sanzionato il principio dell’equilibrio europeo come principio regolatore della politica internazionale: ogni volta che una Potenza tenterà di assurgere a una posizione egemonica, contro di essa si formeranno coalizioni per arrestare e stroncare tale tentativo. Proprio per effetto di tale nuova situazione, che precludeva ogni espansione e predominio nell’Europa centrale e in Germania, gli Absburgo si volsero ad Oriente. Ciò si rese anche necessario perché i Turchi, dopo un periodo di stasi seguíto alla battaglia di Lèpanto (1571), riprenderanno ora l’avanzata contro l’Occidente.


Descrizione del video: Il placido Dan(ubio) (8) (Da Crems a Vienna), pedalando sul grande fiume da Passau a Vienna con un prologo a Monaco e un epilogo a Bratislava, autore del Clip prooooof /font>


Gli Absburgo e la guerra contro i Turchi

Se dopo la battaglia di Mohacs la corona d’Ungheria, insieme a quella di Boemia, era passata agli Absburgo, la maggior parte del territorio dell’antico Regno di Ungheria, con la stessa città di Buda, era in possesso del Sultano. Era inevitabile che urti continui si verificassero nel confine turco–absburgico, segnato, dunque, nello stesso territorio ungherese. Particolarmente violento e minaccioso per la stessa Vienna fu l’urto determinatosi nel 1663, quando i Turchi approfittarono d’un movimento di rivolta della nobiltà ungherese contro il sovrano. Un italiano, Raimondo Montecuccoli, assicurò in questa occasione la vittoria alle forze imperiali, ma, venti anni dopo, di nuovo i Turchi, invasero l’Ungheria absburgica, puntarono su Vienna. Si racconta che già il sultano Maometto II, per opera del quale era caduto, nel 1453, l’Impero d’Oriente, avesse fatto il giuramento di piantare lo stendardo turco sulle mura di Vienna: se egli morí senza esservi riuscito, i suoi successori non dimenticarono tale proposito, e nel 1683 parve che le parole del vincitore di Costantinopoli dovessero avverarsi quando i Turchi posero l’assedio alla capitale austriaca. I Viennesi, per quanto abbandonati dall’imperatore Leopoldo I, si difesero con coraggio disperato sotto la guida del loro valoroso borgomastro Liebenberg; ma la città sarebbe certo caduta e la bandiera turca dalla mezzaluna avrebbe sventolato dalle sue mura, se non fosse accorso il prode re di Polonia Giovanni Sobieski. A lui e ad Eugenio di Savoia, che a capo delle milizie imperiali sconfisse più tardi i Turchi ritornati all’offensiva, deve l’Austria la salvezza dell’occupazione maomettana. Dopo la battaglia di Zenta, in cui l’esercito musulmano fu distrutto dal principe Eugenio, i Turchi cessarono di essere un immediato pericolo per gli Absburgo.


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Andando a Vienna, potrete vedere nella chiesa di Santo Stefano un arco eretto in memoria della liberazione della città nell’anno 1683; ma, più che questo monumento, vi ricorderanno il terribile anno dell’assedio i trofei di guerra e i ricordi conservati nei vari musei della città. Nella chiesa di Santo Stefano è pure il sepolcro del principe Eugenio, al quale i Viennesi vollero anche erigere una statua equestre.


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Il viaggio di Alex in Austria continua sull’articolo (009) arrivederci tutti insieme appassionatamente…


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(008) – Il viaggio di Alex: Austria tra miti e leggende, la sua storia e le sue fotografieultima modifica: 2008-10-10T02:10:41+02:00da airone2124
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