Napoli e la storia delle fontane: gli acquedotti e le sorgenti di Napoli – Fontane della Sellaria – Le Fontane di Napoli, capitolo 4


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  • Napoli e la storia delle fontane: gli acquedotti e le sorgenti di Napoli.

  • Fontane della Sellaria.

  • Fontane di Napoli – Capitolo 4.

  • Salerno 30 dicembre 2007 by Aurelio De Rose, edito dalla Newton Compton editori s.r.l.




La Fontana collocate in piazzetta Grande Archivio, fu voluta dal vicerè conte Iñigo Veléz de Guévara di Oñate nel 1649 come attesta l’iscrizione sull’arco, ma finanziata dai proprietari delle case poste in quella contrada, che versarono le quote al giudice della Vicaria, Aniello Portio che provvide a liquidare gli artisti e le maestranze.

PHILIPPO IV CATHOLICO D. INNICUS VELEZ GUEVARA ET TASSIS COMES DE ONATE ET VILLAMEDIANA PRO REX HANC APERUIT VIAM QUI FELICI PACIS ET CONCORDIAE TRIUNPHO IUSTITIAE PACI ET PUBLICAE QUIETI HUIUS REGNI VIAM APERUIT PERVIAM CIVILI COMMODO EX INVIO ANGULO PLATEAM HANC FECIT QUI FAMIS AUGUSTIA LABORANTEM POPULUM MITABILITER REFECIT QUOD GUBERNARENT REGNUM QUOD GUBERNERET NEC MIRIUM QUOD CIVIUM ANIMIS PACIS PROSPERTATIS VIAM APERUIT MUNIVIT SERVAVIT SAGACI INDUSTRIA FELICI INDULGENTIA MIRABILI VIRTUTE.

Se ne faceva attribuzione a Cosimo Fanzago che l’avrebbe realizzata tra il 1649 e il 1653, ma da studi è risultato che la costruzione fu affidata al marmoraro Onofrio Calvano che riscosse circa 600 ducati, sotto la direzione dell’ingegnere Onofrio Antonio Gisolfo al quale furono liquidati 25 ducati, con la collaborazione del capomastro fabbricatore Lonardo de Mayo, il ferraro Salvatore Daniele e lo scalpellino Domenico Pacifico. È ovvio quindi che se vi fu un primo progetto fanzaghiano, esso venne accantonato. La fontana è composta da una vasca a forma poligonale, in pietra di piperino e marmo bianco utilizzati a ricorsi orizzontali, incassata tra due elementi architettonici verticali (piedritti) che sostengono l’arco a tutto sesto con la pietra in chiave su entrambi i due frontali, decorati con mascheroni (la chiave nell’arco, è la pietra a forma di piramide tronca che ne costituisce il centro e sulla quale poggiano i due semiarchi). Due vaschette sorrette da volute, poste sulle facce interne dei piedritti, ricevevano l’acqua dalle bocche dei mascheroni. L’acqua che fuoriusciva inizialmente anche da un getto centrale posto su uno scoglio. Due colonne per lato con capitello composito reggono la trabeazione. Sul fronte principale, nel timpano spezzato, collocato su una composizione a volute, vi è posto lo stemma reale mentre ai lati vi sono gli stemmi del vicerè con il motto: «malo morì qua foderai» , e quello della città. Ai due lati sugli archi, sono poste due lapidi: una con la iscrizione sopra descritta voluta dal vicerè Oñate, l’altra posta successivamente nel 1906, quando dopo essere stata tolta dal luogo ove era collocata inizialmente e da cui prende il nome (piazza della Sellaria) in seguito ai lavori del risanamento, fu spostata nel 1903, nella piazzetta Grande Archivio dov’è tuttora, e recita:

INNALZATA DAL VICERE’ CONTE DI OGNAT NELLA PIAZZA DELLA SELLARIA E RIMOSSA DOPO CCXL ANNI DAL PRISTINO LUOGO PEL RISANAMENTO EDILIZIO DELLA CITTA’ VENNE AD ORNARE NEL MCMIII QUESTA PIAZZETTA.

Lateralmente in entrambi i lati, una voluta e un mascherone sono collocati sopra un’urna alla base laterale della quale, inizialmente, una per lato, quattro vaschette raccoglievano l’acqua che fuoriusciva da piccole maschere. Vaschette poi scomparse in seguito forse dovuto quando avvenne la nuova dislocazione nel 1903. La fontana, come dicevamo all’inizio, sorse nella piazza della Sellaria sul lato occidentale della stessa, che raccoglieva sin dai tempi degli Angioini intensi traffici e nella quale v’era la sede del Seggio del Popolo. La costruzione fu voluta dal vicerè su iniziativa dell’Eletto del Popolo Felice Basile in seguito all’abbattimento sul luogo delle case di un tal Orazio De Rosa che, nominato capo carceriere della Vicaria dal popolo durante la rivoluzione di Masaniello (che ebbe fine con l’uccisione del capopopolo il 7 luglio del 1647), ne conservò la carica anche dopo. Poiché però la politica dell’Oñate fu quella di una grande repressione nei confronti dei rivoltosi con numerose condanne a morte, anche il De Rosa dové subire eguale sorte per cui successivamente le sue case vennero abbattute così come il Fondaco della Zecca dei Panni e su quei luoghi, per acquisire la benevolenza dei popolani, il viceré fece aprire una nuova strada e costruire la fontana che venne collocata sul lato opposto alla chiesa di S. Agostino della Zecca.


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Il De Filippis narra traendo notizie dai Diurnali di Scipione Guerra che: «Per compiere la nuova opera il veceré ordinò l’abbattimento delle case di alcuni popolani che avevano capeggiato il secondo tumulto popolare scoppiato al tempo di Masaniello cominciando dalla casa che prima del 1585 sorgeva in un larghetto a destra della fontana, di proprietà di un mercante di spezie chiamato Gian Leonardo Pisano. Costui era Capitano della piazza della Sellaria ed aveva incitato la plebe, esasperata dalla carestia, ad uccidere l’Eletto del Popolo Gian Vincenzo Storace». Poiché le decisioni dell’Annona spettavano al rappresentante e tutore dei diritti del popolo, carica rivestita dallo Storace, questi fu ritenuto responsabile dalla plebaglia e vani furono i tentativi per convincere gli scalmanati che invece egli era all’oscuro degli accordi presi tra il viceré e gli Eletti dei Nobili (M. Mendella, Il moto napoletano del 1585 e il delitto Storace, Napoli, 1967.


L’antefatto era che: per soccorrere il popolo spagnolo afflitto da carestia, il viceré duca d’Ossuna, decise di inviare in Spagna 400 mila tomoli di farina. Ciò determinò per i napoletani la diminuzione del peso del pane che da 48 once divenne invece di 24 sempre al prezzo di 4 grana. Naturalmente tutto questo portò al malcontento che non tardò a manifestarsi in forme di violenza alle quali fece seguito la repressione da parte del viceré d’Ossuna. La conclusione fu nel monito che il viceré volle fosse ricordato, comandando la costruzione del monumento infame detto Epitaffio nel quale furono collocate le 22 teste dei giustiziati per l’uccisione dello Storace. Monumento che da quanto si evince dai giornali di quel tempo, che fu opera degli stessi che costruirono la fontana, e sul quale volle fosse posta la seguente iscrizione:

ANNO MDLXXXV D. PIETRO GIRON OSSUNAE DUCE IOHANNI LEONARDO PISANO OB SEDITIONEM SUA OPERA CONFLATAM ATQUE HOMICIDU DEPREDATAEQUE DOMUS IO VINCENTII STARACIS POPULI DUCURIONIS AUCTORI DOMUS AVERSA DISTURBATAQUE AREA SALE CONSPERSA BONA PUBLICATA PLERUMQUE CONREORUM HOC SAXO INFLIXA CAPITA IPSEQUE INTER HOSTIUM PATRIE RELATUS ALBUM.

Traduzione approssimativa

Don Pedro Giron duca di Ossuna, illustre viceré di Napoli, commando che a Giovan Leonardo Pisano, per la ribellione da lui promossa e come autore dell’omicidio e del saccheggio della casa di Vincenzo Storace, decurione del popolo, fosse abbattuta e distrutta la casa, e l’area fosse cosparsa di sale, pubblicata la pena, e le teste della maggior parte dei complici fossero conficcate in questa pietra ed egli stesso posto nell’albo dei nemici della patria. Anno del Signore 1585.

Successivamente, ascoltate le preghiere che venivano dagli abitanti del luogo, il vicerè acconsentì alla rimozione del catafalco e per riacquisirne la benevolenza fece costruire una strada e una fontana. La fontana potrebbe essere quella denominata della “Medusa” o dei “Serpi” questo non ve lo possiamo confermare con esattezza quale delle due nomi possa essere stata chiamata inizialmente e come racconta il Celano aveva l’acqua che: «esce dalla bocca di una testa di Medusa che per crini molti serpi» così come appare anche nella pianta del duca di Noja ma di cui nulla è rimasto se non il nome della strada, calata Fontana dei Serpi, già vico Canalone a Fontana dei Serpi. Bene, spero almeno che ai napoletani sia piaciuto il racconto di questo minuzioso e particolareggiato di questa tragica fontana, appuntamento al quinto capitolo con un’altra mitica Fontana, chiamata la Fontana di Spina Corona detta delle «Zizze» un saluto e felice anno a tutti i lettori, Alex.




L’argomento è stato tratto dalle “Le Fontane di Napoli” © 2007 by Aurelio De Rose edito dalla Newton Compton editori s.r.l.


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Napoli e la storia delle fontane: gli acquedotti e le sorgenti di Napoli – Fontane della Sellaria – Le Fontane di Napoli, capitolo 4ultima modifica: 2008-09-15T00:48:58+02:00da airone2124
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