Napoli e la storia delle fontane: gli acquedotti e le sorgenti di Napoli – Le origini degli acquedotti e sorgenti di Napoli – Le Fontane di Napoli/1


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  • Napoli e la storia delle fontane: gli acquedotti e le sorgenti di Napoli.

  • Le origini degli acquedotti e sorgenti di Napoli.

  • Fontane di Napoli – Capitolo 1.

  • Salerno 30 dicembre 2007 by Aurelio De Rose, edito dalla Newton Compton editori s.r.l.


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Tutte le acque della città erano in un primo tempo sorgive oppure provenienti da acquedotti. Quelle sorgive seppure non numerose erano dislocate in vari punti del territorio e alcune d’esse riuscivano ad alimentare le antiche esistenti fontane. La più importante di queste sorgenti era quella che si trovava in un pozzo nel monastero di S. Pietro Martire (oggi attuale Facoltà di Lettere) che per la sua abbondanza fu utilizzata attraverso condutture per alimentare due fontane ora scomparse. Le fontane era no quelle dei “Tre Cannoli”, nel vicolo ancor oggi esistente, dove dice il Celano vi erano: «botteghe di scarpai e di coloro che armano schioppi e baliste». Quest’acqua era considerata la migliore di Napoli al punto che quando Carlo V venne in visita nel 1517 non solo volle berla ma ordinò anche che le proprie galee se ne rifornissero nelle cisterne prima di ogni viaggio. E della sua bontà il poeta G. Battista Del Tufo così celebrava: «Più chiara assai d’ogni cristallo o vetro, dolce, fresca e leggera, d’inverno e primavera». Le fontane, dicevamo, erano due, la prima dava il nome al vicolo perché l’acqua fuoriusciva da tre cannelli e presentava la seguente iscrizione:

FONTEM QUEM VIDES ACQUARUM E VENA DIVI PETRI MARTIRIS FLUENTEM IN NOBILIOREM FORMAM REDIGI EX AERE COMMUNI ET EXTOLLI ET RESTAURARI ILLUSTRES FONTIUM FEDELISSIME ET PER QUAM INSIGNIS CIVITATIS PRAEFECTI CURARUNT ANNO MDLXXXX

Traduzione approssimativa

Le fonti di acqua che vedi, fluente dalla sorgente di S. Pietro Martire, gli illustri Prefetti delle fonti ordinarono che fosse molto accuratamente ridotta in forma più nobile e si innalzasse e fosse restaurata con denaro pubblico e degna dell’insigne città. Anno 1590.

Dell’altra invece si sa che aveva due getti che cadevano in una vaschetta sottostante. Altra fonte sorgiva era quella detta “Aquilia” o “Acquaquilia” che aveva origine sotto il monastero di S. Maria la Nova, dal cui pozzale era possibile prelevarla e forniva attraverso condotti la fontana del Molo Piccolo, detta appunto Acquaquiglia pare perché l’acqua fuoriusciva da due mascheroni cadendo su una conchiglia (napoletanamente quaquilia). Consisteva inoltre in un basamento di piperno sul quale oltre alle citazioni precedenti vi erano tre scudi che rappresentavano l’arme del re Filippo III, del vicerè Ferdinando Ruiz de Castro conte di Lemos, e lo stemma della città, mentre ai lati dello scudo centrale vi erano due cornucopie. Di seguito riportiamo l’iscrizione che vi era collocata anche se contrastante nelle diverse versioni che ci sino state tramandate, perché il conte di Lemos governò dal 1599.

FILIPPO III REGE D. FERDINANDO RUIZ DE CASTRO ANDERADENSIUM ET LEMENSIUM COMITE PROREGE AEDILES URBIS NAEP. VIAM STRAVERUNT ET AQUA LATENTIBUS IN PROXIMO CLIVO FONTIBUS LACUS PUBLICO USUI ADIACERUNT ANNO DNI MDXCVIII (1598)

Traduzione approssimativa

Regnante Filippo III ed essendo vicerè don Ferdinando Ruiz di Castro, gli edili della città di Napoli fecero la strada e incanalarono l’acqua ad uso pubblico dalle fonti nascoste dal vicino pendio. Anno del Signore 1598.

Altre sorgenti erano: quella detta di S. Barbara in piazza Francesi, quella che scaturiva dal pozzale del chiostro di S. Francesco dell’Osservanza detto Ospedaletto dove vi è attualmente la caserma della Polizia, quella dei chiostri di S. Paolo Maggiore attuale sede dell’Archivio Notarile dove è ancora visibile il bel pozzale, e di S. Marcellino. A S. Lucia ve ne erano altre due, una era detta dolce e scaturiva dal tufo di monte Echia, per distinguerla dall’altra d’acqua sulfurea che ne ha caratterizzato la zona fino ai giorni nostri. L’ultima sorgente è quella del “mergoglino” o del “lione” dal nome della fontana ancora presente nella piazzetta e di cui parleremo più avanti. Naturalmente queste sorgenti non erano sufficienti al fabbisogno e quindi nel tempo si ebbe la necessità di utilizzare acque provenienti da zone esterne della città. Due sono le provenienze che più hanno contribuito nei secoli all’approvvigionamento. Una, quella dell’acquedotto della Bolla, l’altra, quella di Carmignano seguita più tardi dal Serino. Sembra che furono i Cumani o i Greci a iniziare i lavori per l’acquedotto della Bolla, che è quindi il più antico e ha origine dalle colline di Cancello nel casertano e attraversando la pianura denominata appunto Bolla o Volla da cui trae il nome, attraverso condutture e cunicoli, giungeva nella zona di Poggioreale detta Stadera, anticamente “Casa dell’Acqua”. Da questo alloggio si diramava in un primo momento solo in alcune zone cittadine come il Mercato, Loreto, Annunziata, Dogana, fino a Cappella Vecchia. L’antichissima origine di questo acquedotto è avvalorata anche dall’episodio storico che vuole protagonista Belisario, che nel 537 d.C.. volendo impossessarsi della città per scacciare i Goti, dovette farlo attraverso l’acquedotto Claudio che fece poi distruggere, ma che in minima parte raggiungeva Napoli, malgrado ciò i Napoletani non soffrirono la sete per l’esistenza dell’acqua del Formale o Bolla più che sufficiente alle necessità. Nel prossimo capitolo finiremo di terminare con altri episodi che daranno seguito all’argomento della storia delle fontane di Napoli, e saranno inclusi altri filmati presi dal web di alcune fontane che hanno fatto storia, un arrivederci a presto Alex.


L’argomento è stato tratto dalle “Le Fontane di Napoli” © 2007 by Aurelio De Rose edito dalla Newton Compton editori s.r.l.


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Napoli e la storia delle fontane: gli acquedotti e le sorgenti di Napoli – Le origini degli acquedotti e sorgenti di Napoli – Le Fontane di Napoli/1ultima modifica: 2008-09-12T13:47:44+02:00da airone2124
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