(StU/001/10) – Storie e umanità – Perché occuparsene della storia? – ” Viodeclip: La storia siamo noi ” Peppino Impastato e Radio Aut “– Postato da Luis Santos su ” http://www.sportcinema.it “


Trailer: I Cento Passi ” Peppino Impastato a Radio Aut “


© expiero1979, 24 gennaio 2008

Perché occuparsene della storia?


A molti di noi capita spesso i nostri ricordi dello studio ” scolastico ” della storia non sono tra i migliori. Molti ragazzi ammettono con candore: « La storia mi stufa! »; qualcun altro dice: « Che barba, dover ricordare tutte queste date! ». Nel complesso, da queste ” critiche ” emerge però una domanda: perché? Perché si studia la storia? E, tutto sommato, la domanda appare più che leggitima. Perché occuparsi degli eventi accaduti tanto tempo fa? Perché non badare soltanto a ciò che accade oggi, nel nostro agitato e incerto mondo? Non bastano le discordie, le guerre, gli intrighi politici che vediamo svolgersi sotto i nostri occhi (o davanti a quelli delle telecamere che trasmettono a tutti noi questi eventi, mettendoci continuamente di fronte alla non sempre piacevole realtà quotidiana)? Ripetiamo: perché si studia la storia? Ogni nostra attività deve avere un suo perché, deve, in definitiva, avere un qualche fine pratico, essere utile. Qual è il fine pratico, quale l’utilità dello studio della storia? Sono state suggerite diverse risposte che in pratica sono altrettante indicazioni su come si può studiare la storia. E curiosamente – lo vediamo subito – molte di queste indicazioni sembrano contraddire il ” modo ” di far storia che la fa apparire noiosa, piena di date, piena di ” cose vecchie da ricordare e basta “. Ecco dunque un primo aspetto circa le possibili reazioni di rigetto nei confronti della storia: forse a molti di noi questa disciplina è apparsa e appare noiosa o inutile soltanto perché il modo di affrontarne lo studio, che ci è stato suggerito o imposto, era appunto noioso, ” vecchio stile “. Esaminiamo alcune delle motivazioni proposte. Intanto – semplicemente – la constatazione del nostro vivere nel tempo: il mio vivere oggi è sicuramente legato a ciò che ho fatto ieri; il mio presente è, in qualche modo, legato al mio recente passato. Può dunque apparire logiche che, vivendo ognuno di noi nel tempo, dipanando cioè una vicenda costituita da oggi e ieri, si riesca a capire qualcosa di più su tutto ciò che accade conoscendo anche l’ altro ieri e via via il passato, i fatti verificatesi prima, anche molto tempo fa. Ma qui sorge subito un facile obiezione. Se si può accettare che accadimenti del passato prossimo, vicini a noi nel tempo, ci aiutino a capire il presente, ha senso attribuire un tale valore anche a fatti e vicende antiche o antichissime? Se no c’è un qualche legame diretto tra la nostra vita di oggi (o di ieri) e i fatti vecchi (di tanto tempo fa), perché occuparsene? Per abbozzare una risposta, esaminiamo altre possibili motivazioni. Una di queste, suggerita da molti studiosi che accolgono in una visione globale tutte le ricerche il cui oggetto è l’uomo ( di allora, di oggi, di sempre), scava profondamente nella sfera delle emozioni, del nostro modo di sentire. Tutti avvertiamo come un limite invalicabile la morte, ne abbiamo paura tutti e allora istintivamente combattiamo contro questo nemico della nostra esistenza opponendovi la consistenza della continuità. Per una vita che si interrompe c’è una vicenda dell’umanità che continua. Ricordando altri uomini e le loro imprese, oppure tentando di farci ricordare, noi non moriamo del tutto: diventiamo un ” pezzo ” di umanità, una maglia di una lunghissima catena mai spezzata. E veniamo a una terza ed ultima ” giustificazione “, quella che in realtà più spesso ci viene sbandierata quasi come una definizione. La storia è ” maestra della vita ” (magistra vitae, in latino). Probabilmente questa definizione-giustificazione è quella che più si presta a critiche. Ad esempio, per ammettere che davvero si possa trarre vantaggio dal sapere ciò che, in una certa occasione, ha fatto un dato personaggio, occorrerebbe ammettere che le vicende umane suguano sempre e senza possibilità di errori certe ” regole del gioco “. Ma è proprio cosí?

Il 9 maggio del 1978, mentre l’Italia è sotto choc per il ritrovamento a Roma del cadavere di Aldo Moro, in un piccolo paesino della Sicilia affacciato sul mare, Cinisi, a 30 km da Palermo, muore dilaniato da una violenta esplosione Giuseppe Impastato. Ha 30 anni, è un militante della sinistra extraparlamentare e sin da ragazzo si è battuto contro la mafia, denunciandone i traffici illeciti e le collusioni con la politica. A far uccidere Impastato è il capo indiscusso di Cosa Nostra negli anni Settanta, Gaetano Badalamenti, bersaglio preferito delle trasmissioni della Radio libera che egli ha fondato a Cinisi. Cento passi separano, in paese, la casa degli Impastato da quella dell’assassino di Peppino, Tano Badalamenti, come ricorda il titolo del film di Marco Tullio Giordana che ha fatto conoscere al grande pubblico, attraverso il volto di Luigi Lo Cascio, la figura di Peppino Impastato.

© Εμαυτου Ευδαιμονι Θυγατρι


Trailer: I Cento Passi ” Scena finale “


© LadyElettra, 17 febbraio 2007


Traslation in English


Why Bother History?


Many of us often our memories of the study ” school ” of history are not among the best. Many boys admitted candidly: ” The story my stove! ‘Someone says,’ What a bore, having to remember all these dates! Overall, these ” critical ” emerge, however, a question: why? Why do we study history? And, after all, the question is more than leggitima. Why deal with events that happened long ago? Why not attend only to what is happening today in our troubled and uncertain world? Not enough strife, wars, political intrigues that we see unfolding before our eyes (or in front of those cameras that broadcast to all of us these events, continually putting ourselves in the face of everyday reality is not always pleasant)? We repeat: why we study history? All our activities should have its own because it must, ultimately, have some practical purpose, to be useful. What is the practical end, as the usefulness of the study of history? Various answers have been suggested that in practice are so many indications of how we can study the history. Ironically – we see it now – many of these claims appear to contradict the “manner” of making history that makes it look boring, full of dates, full of ” things to remember and old enough. ” Here is indeed a first aspect about the possible rejection reactions to history, perhaps many of us this discipline has appeared and seems boring or useless because the only way to deal with the study, which has been suggested or imposed, it was just boring ” old style “. Examine some of the reasons proposed. Meanwhile – simply – the finding of our life in time my life now is certainly related to what I did yesterday, my mind is, in some way related to my recent past. It may therefore seem logical that each of us living in time, unfolding a story that is made up of today and yesterday, we can understand more about everything that happens even knowing the ‘other day and gradually the past, the events that occurred first, even long ago. But here lies immediately easy objection. If you can accept that events in the recent past, near us in time, help us to understand the present, it makes sense to assign such a value in the facts and stories old and very old? If not there is any direct link between our life today (or yesterday) and made old (long ago), why bother? To draft an answer, we examine other possible motives. One of these, suggested by many scholars who receive a comprehensive vision of all the research whose object is the ‘man (back then, today, as always), digs deeply into the realm of emotions, the way we feel. All feel like an insurmountable limit death, we all fear and then instinctively fight against this enemy of our lives by opposing the consistency and continuity. For a life that is broken there is a human situation that continues. Recalling other men and their companies, or trying to make us remember, we do not die at all: we become a ” piece ” of humanity, a link in a long chain never broken. Now we come to a third and final ‘justification’ what in reality is often trumpeted almost like a definition. The story is ” teacher of life ” (Magistra Vitae in Latin). Perhaps this definition-justification is one that most lends itself to criticism. For example, to admit that you really can benefit from knowing what, on one occasion, has a particular character, it must be accepted that human affairs sugu always and unmistakably certain ” rules of the game “. But is this true?

On May 9, 1978, while Italy is in shock for the discovery in Rome of the body of Aldo Moro, in a small village in Sicily overlooking the sea, Cinisi, 30 km from Palermo, dies torn by a violent explosion Giuseppe Impastato He is 30, is a militant left-wing extra-parliamentary and as a boy, he fought against the Mafia, denouncing the illegal trafficking and collusion with politics. A Impastato is to kill the undisputed head of Cosa Nostra in the seventies, Gaetano Badalamenti, favorite target of free broadcasts of Radio he founded in Cinisi. A hundred yards apart, in the village, home of that the murder of Peppino Impastato, Tano Badalamenti, as remembered by the title of the film by Marco Tullio Giordana has made known to the general public by the face of Luigi Lo Cascio, the figure Peppino Impastato.

© Εμαυτου Ευδαιμονι Θυγατρι


Clip: La storia siamo noi ” Peppino Impastato “


Cliccate sulle pellicole qui di sotto per vedere i filmati in formato panoramico

© baiaibe 30 marzo 2007


Articolo postato dal nuovo moderatore per conto di Luis Santos sul blog di sportcinema.it nella categoria: ” La storia siamo noi “, lì 20 gennaio 2010, Salerno (Italy).
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