Le lesioni al midollo spinale, un progetto riabilitativo individualizzato, relatore dell’articolo dr.ssa Tiziana Zungri


Le lesioni al midollo spinale, un progetto riabilitativo individualizzato

Relatore dell’articolo dr.ssa Tiziana Zungri


midollo_spinale1.bmp


La paralisi cerebrale infantile rappresenta l’esito di una lesione del sistema nervoso centrale che abbia comportato una perdita più o meno estesa di tessuto cerebrale. Le manifestazioni della lesione sono caratterizzate prevalentemente, ma non esclusivamente, da un’alterazione delle funzioni motorie.

L’evento lesivo può aver avuto origine in epoca prenatale, perinatale o postnatale, ma in ogni caso entro i primi tre anni di vita del bambino, periodo di tempo in cui vengono completate le principali fasi di crescita e sviluppo della funzione cerebrale nell’essere umano. Il disturbo è definito come persistente, in quanto la lesione a carico del cervello non è suscettibile di “guarigione” in senso stretto, ma la patologia non tende al peggioramento spontaneo perché la lesione stessa, sostituita da tessuto cicatriziale, non va incontro a fenomeni degenerativi. Le manifestazioni della malattia, comunque, non sono fisse, perché i sintomi mutano nel corso del tempo e possono beneficiare di un trattamento di tipo riabilitativo o, nei casi più gravi, chirurgico. La paralisi cerebrale infantile non è un disturbo omogeneo, poiché la patologia può assumere livelli diversi di gravità e manifestarsi in forme anche molto differenti l’una dall’altra.

Non esiste un trattamento specifico e univoco per tutte le forme di paralisi cerebrale infantile, sebbene esista attualmente un gran numero di metodiche riabilitative, spesso utilizzate in modo stereotipato e acritico. Alcuni di questi approcci (es. il metodo Bobath), validati dalla comunità scientifica, possono risultare di una certa utilità se inseriti in un progetto terapeutico globale; altri (es. il metodo Doman), privi di riscontri di efficacia e impostati sulla ripetizione intensiva di esercizi passivi, rischiano di danneggiare le potenzialità residue di sviluppo del soggetto.

Il progetto riabilitativo deve quindi necessariamente essere individualizzato e costantemente sottoposto al vaglio critico di professionisti esperti della “storia naturale” della malattia, per evitare l’applicazione di schemi rigidi e ripetitivi, non in sintonia con il percorso di cambiamento del soggetto. È, infatti, opportuno evitare la rincorsa affannosa e inutile di una “normalità” estetica e funzionale del movimento, concentrando piuttosto l’intervento sull’interpretazione delle strategie di adattamento messe in atto dall’individuo. Molto schematicamente, sul piano funzionale l’intervento è rivolto: nelle tetraplegie, al ristabilimento di una parziale organizzazione antigravitaria del sistema posturale; nelle diplegie, all’acquisizione della deambulazione autonoma o assistita; nelle emiplegie, al miglioramento delle capacità di manipolazione.

Occorre ricordare che il soggetto con paralisi cerebrale infantile ha subito un danno più o meno esteso dei propri sistemi di elaborazione degli input percettivi e degli output motori. Egli è pertanto in grado di apprendere come sfruttare le proprie capacità residue, ma non è in grado di apprendere la “normalità”, cioè di utilizzare spontaneamente e automaticamente gli schemi motori fluidi e complessi tipici di un sistema nervoso centrale intatto.

Questo orientamento appare corretto soprattutto in relazione al ruolo oggi attribuito ai cosiddetti disturbi percettivi (o propriocettivi) nel determinare le principali caratteristiche cliniche della paralisi cerebrale infantile. Il riconoscimento dell’importanza dello studio dei disturbi percettivi ha gettato una nuova luce sul significato di fenomeni che in passato venivano interpretati come semplice “paralisi motoria” (Ferrari, 1997). Un progetto riabilitativo globale deve anche prevedere il coinvolgimento attivo della famiglia del soggetto con paralisi cerebrale infantile, predisponendo periodici colloqui di sostegno psicologico e favorendo la partecipazione dell’intero nucleo familiare alle scelte terapeutiche. Attualmente la presa in carico riabilitativa multidisciplinare si avvale dei seguenti strumenti:

  • l’esercizio terapeutico in sede ambulatoriale ;

  • la chirurgia funzionale ortopedica e neurologica ;

  • i farmaci inibitori della spasticità (es. la tossina botulinica);

  • gli ausili (es. tutori e deambulatori) .


Informazioni sul video: intervista al Dott. Claudio Pilati, intervista al Dott. Claudio Pilati – Director Spinal Cord Center of Rome. Autore by Verticaltec dur. min. 5:45 del 1 dicembre 2006.



Articolo postato sul Blog di alessio.101 in categoria: notiziario di medicina http://www.sportcinema.it cura della rivista salutare, questi e altri approfondimenti sulla pagina web http://www.salutare.info i filmati sono della rete web, Salerno, 19 Marzo 2009.



Le lesioni al midollo spinale, un progetto riabilitativo individualizzato, relatore dell’articolo dr.ssa Tiziana Zungriultima modifica: 2009-03-19T01:31:35+01:00da airone2124
Reposta per primo quest’articolo