(007 – Geo la natura intorno a noi: Le spugne animali o piante? (Parte 2)


Si prega di diffondere con urgenza il seguente testo di solidarietà, serve per un aiuto immediato per questa triste vicenda in modo da ottenere una cassa di risonanza per far conoscere a quante più persone possibili il dramma della piccola Mapi. Cerchiamo una persona nota, uno sponsor, un cantante, uno sportivo che può offrirci la sua immagine per questa causa, grazie. Per ulteriori informazioni sulla vicenda si prega di recarsi sul sito aperto per Maria Pia Lourdes http://www.ilsorrisodimariapia.org/dblog/ ed un infoline 3201977155, mentre per le donazioni è stato attivato un conto corrente bancario presso l’agenzia 1 della Banca della Campania di Salerno. Coordinate bancarie: “Donazione per Maria Pia” codice IBAN: IT 38Y 053 921 520 300 000 13 075 83 − codice SWIFT (per le donazioni dall’estero): IRPB IT 3A XXX


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GEO LA NATURA INTORNO A NOI

CAPITOLO 7

LE SPUGNE ANIMALI O PIANTE? PARTE 2


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Questo è il link della parte 1 del capitolo per chi intende leggerlo da questa pagina http://www.sportcinema.it/?p=5686


Scrisse una volta Henry Bergson che non bisogna rappresentarsi l’evoluzione della vita come una linea continua, come una semplice curva di crescita, ma come un fuoco d’artificio: c’è una direzione generale, rappresentata dai fuochi maggiori che scoppiano successivamente sempre più verso l’alto; ma ci sono insieme tante esplosioni collaterali, più piccole, che si ramificano senza posa verso direzioni dove presto, però, si spengono, come se qualcosa impedisse loro di procedere nel cammino. Si sarebbe tentati di dire: direzioni sbagliate. Se cerchiamo di attenerci a questo esempio, l’uomo, e i mammiferi prima di lui, hanno preso il ramo principale e sono stati portati in alto, sempre più in alto; la spugna invece, subito dopo i primi scoppiettii della vita più arcaica, ha preso una via laterale, di traverso, e qui si è presto arrestata, incapace appunto di proseguire oltre o di dare alimento ad ulteriore esplosioni nella sua direzione. Proprio per questa sua collocazione, tuttavia, e la sua stessa antichità le conferiscono un motivo di indubbio interesse agli occhi dello studioso di scienze naturali. In effetti la spugna è un ben strano animale: Ne conosciamo più di 2500 specie, diffuse per tutti i mari della terra, in tutti gli oceani, a qualunque latitudine, a qualsiasi profondità, ad ogni temperatura; esse oscillano impavide anche ai due poli. Naturalmente hanno forme diversissime, alcune delle quali non assomigliano per nulla al genere usata nella “vasca da bagno”: queste si limitano a sei o sette specie su 2500 rinvenibili solo nel Mediterraneo, nella Florida e nelle isole Bahamas. Tuttavia, senza arrivare a condividere la tesi un po’ eccessiva di Maurice Burton il quale ha voluto calcolare il fiorire o il decadere delle civiltà umane a seconda del numero di spugne utilizzate per l’intima igiene, bisogna riconoscere che la spugna ha un legame profondo e antichissimo con la storia dell’uomo. Già le nobili signore che abitavano il leggendario palazzo di Cnosso nell’isola di Creta, 4500 anni fa, si facevano la doccia con la spugna, esattamente come le graziose fanciulle dei nostri caroselli pubblicitari.


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Informazione sul videoclip: Immersione allo del Vervece, distante meno di un chilometro dal porticciolo di Marina della Lobra, il Vervece è uno scoglio contornato da pareti a picco che scendono fin oltre i 50 metri, tutte piene di vita, ma nettamente differenziate in varietà a seconda dell’esposizione delle sue pareti sommerse alle correnti e alla luce solare, oltre che, naturalmente della profondità. La distanza dalla costa favorisce una buona limpidezza dell’acqua, anche con mare mosso rendendolo un punto sicuro d’immersione con qualunque condizione di mare. A dodici metri di profondità, su un piano roccioso rivolto a levante, c’e la Madonnina del Vervece, una bella statua di bronzo che fu posta qui alcuni anni fa, e che ogni anno a settembre è meta di un commovente pellegrinaggio subacqueo per la celebrazione della cosidetta festa della Madonnina, in ricordo di chi in mare perse la vita. Già dai primi metri si ci rende conto dell’estrema bellezza di questa immersione. Infatti, quasi a pelo d’acqua, ondeggiano nella risacca grossi cespugli fioriti di bianchi idroidi, mentre le pareti tutt’intorno sono colorate di un giallo−arancio offerto dalla miriade di Parazoantos axinellae con polipi aperti alla corrente. Alghe, spugne, anellidi e briozoi si contendono il substrato offrendo l’ambiente ideale ad altri innumerevoli piccoli organismi, tra i quali alcune specie di nudibranchi dai brillanti colori. Continuando a seguire la parete dopo i trenta metri ci si imbatte in una gran quantità di barracuda nonchè spugne gialle tubiformi tipiche degli ambienti poco illuminati. Si possiamo inoltre incontrare ricci dagli aculei lunghi e sottili (Centrostephanus longispinus) molto simili a ricci tropicali ed estese macchie colorate di gorgonie gialle ed attinie spesso accompagnate dalla visita un pò inaspettata di piccole aragoste e alcune specie di gamberetti. Autore del cortometraggio by gustavitalia dur. min. 10:00 del 24 agosto 2008.



Prima di fissarsi sul fondo del mare, la spugna conosce uno stato larvale libero; è appunto tale condizione, unita alla sua straordinaria adattabilità, che le consente di diffondersi per tutti gli oceani. Ma una volta adulta, si ferma al fondale e, come si è detto, non si muove più. Strano comportamento per un animale. Ma a studiarla più a fondo, le stranezze si moltiplicano: a differenza di ogni altro organismo animale, la spugna non possiede tessuti composti di strati di cellule eguali; la sua struttura è piuttosto simile a quella di una rete che collega cellule dotate di funzioni specifiche. La rete è poi attraversata da canalicoli o tubicini, muniti di camere aspiranti che funzionano a intervalli regolari. In tal modo la spugna aspira l’acqua che filtra attraverso i pori inalatori del tessuto epiteliale e poi la espelle per quel foro più grande che viene chiamato osculo. Questo aspirare ed espellere costituisce, tutto sommato, la sua principale se non unica attività. Aspirando, la spugna fa scorta di ossigeno e di cibo, a dire il vero, microscopico, poiché i pori epiteliali sono piccolissimi e non lascino passare altro che batteri, minuscoli frammenti di animali morti e di organismi vegetali. Come ha scritto il Burton , «le spugne fanno parte dello spazzino nell’economia del mare».


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Con un organismo così poco differenziato, le spugne non corrono pericoli troppo grossi; similmente alle forme di vita più primitive, le spugne hanno la capacità di produrre un nuovo individuo da qualsiasi frammento, anche assai piccolo, del loro corpo; ne strappate un pezzetto, ed ecco sorgere da esso un’altra spugna simile alla prima. I biologi vollero vedere sin dove arrivava esattamente questa capacità di riprodurre l’intero a partire dal frammento: presero una spugna e la setacciarono con cura, così da separare l’una dall’altra tutte le cellule, lasciandole, così isolate, sul fondo di un recipiente di vetro. Trascorsero tre giorni: le singole si stavano già riunendo a gruppi; col tempo, da ogni gruppo riemerse una nuova spugna. Lo stesso accade se si pongono due spugne in fase di crescita l’una accanto all’altra: non appena esse vengono a contatto, si fondono a formare un unico individuo.


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Come si vede, il concetto di individuo è esso stesso assai inesatto quando si parla di spugne; anche per ciò esse costituiscono una forma di vita animale assai impropria. Al punto che alcuni studiosi propongono oggi di considerare le spugne come una specie di sottoregno a sé, separato dal regno animale vero e proprio; per tale sottoregno è stato avanzato il nome di parazoi. Quasi a metà strada fra la vita animale e quella vegetale, la spugna rappresenta, proprio per ciò, un anello importante nella grande catena evolutiva degli organismi viventi.


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Nel prossimo capitolo si parlerà dei “Celenterati ed Echinodermi” come ad esempio l’anemone marino che ingurgita ed espelle dallo stesso foro il cibo, lo strato gelatinoso dell’anemone marino, nelle meduse che fuori dell’acqua si squaglia e si secca, la stella marina che possiede centinaia di ventose che collegate mediante un canalicolo emette getti d’acqua e si muove a piacere in ogni direzione. Appuntamento, allora alla prossima puntata, sempre su questo blog, con fotografie e filmati se ne troviamo in rete, un arrivederci da Alex.


Articolo postato sul Blog di http://www.sportcinema.it in categoria: Scienza e Natura, l’argomento è stato tratto dai racconti: Negli Oceani editore Fermi, autore by Oscar Talassici, per tanto tutti i diritti restano riservati agli autori del libro.



(007 – Geo la natura intorno a noi: Le spugne animali o piante? (Parte 2)ultima modifica: 2009-01-15T01:07:00+01:00da airone2124
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