Donna, maternità è società, in allegato un documentario sul concepimento della vita umana autrice by laurasup da Cagliari


LA SCIENZA E IL SUO CREATO

DONNA, MATERNITÀ È SOCIETÀ, IN ALLEGATO UN DOCUMENTARIO SUL CONCEPIMENTO DELLA VITA UMANA − LA NASCITA


Descrizione del video: documentario sulla vita umana dal concepimento − La vita umana un video by laurasup inserito si video.libero.it il 9 aprile 2008 dur. min. 26:56


La maternità è una condizione ed un problema determinante nella vita di ogni donna: se per un uomo, infatti, essere padre non costituisce che un attributo che lo qualifica insieme a molti altri, ed un’esperienza certamente importante che arricchisce la sua esistenza già, comunque, resa varia e interessante da molteplici impegni e attività, per una donna, invece, diventare madre significa non soltanto mutare profondamente la propria condizione umana e sociale, ma affrontare anche una serie di conseguenze di notevole complessità e importanza. È necessario rilevare, infatti, che nella condizione privata e sociale che le donne si ritrovano ancora a subire, la maternità si pone come una realizzazione globale della donna: avere un figlio, per la donna significa avere un potere, sia pure limitato all’ambito familiare, significa riconoscersi individualmente in una dimensione comune, assumere un ruolo che viene riconosciuto come prioritario e fondamentale, se non addirittura esclusivo, a tutte le donne. La maternità, in altri termini, è avvertita dalla donna come conseguimento di una sua funzione, di un suo ruolo, di una sua identità sociale: il rifiuto o l’impossibilità di avere figli, infatti, si traduce per le donne in una condizione reale e in una consapevolezza soggettiva di inutilità o di inferiorità nei confronti del marito, della famiglia di origine e di nuova formazione, della cerchia sociale di amicizie e conoscenze, della società nel suo insieme. Nella condizione di fondamentale subordinazione in cui è costretta, la donna infatti tende e viene spinta a dare una dimensione ed un valore alla sua esistenza non solo e non tanto nel divenire moglie di uno uomo, quando soprattutto nel mettere al mondo dei figli, nell’essere madre. L’identificazione della donna nella funzione e nel ruolo di madre è pertanto motivate dalla ricerca di una certezza, di una fisionomia, di una collocazione nell’ambito della comunità familiare e sociale. Al di là delle esaltazioni più o meno ipocrite e comunque del tutto astratte e teoriche che la società dà dell’amore materno, esistono ragioni più complesse, profonde e contraddittorie in forza delle quali le donne aspirano comunemente a diventare madri, accettando o subendo i problemi e le condizioni concrete che ne conseguono. Anche senza voler negare il cosiddetto “istinto” materno, è necessario prendere coscienza che la presunta “vocazione” alla maternità, piuttosto che innata è suggerita ed imposta alle donne dall’esigenza di assicurare alla propria esistenza una dimensione, un valore, un ruolo in assenza di strade e possibilità diverse per una piena realizzazione personale.


Descrizione della foto1: La vita umana Il corpo umano si può paragonare a un edificio formato da minuscoli mattoni che si chiamano cellule. In questa fotografia vediamo quelle dell’epidermide, ingrandite 1600 volte. La descrizione tecnica e alcune fotografie sono state tratte dal sito www.holi.harmoniae.com che ringraziamo per aver dato modo di completare l’articolo per l’arricchimento dei dettagli.

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In una società che impedisce loro di avere una presenza attiva e un ruolo adeguato nelle scelte e nelle decisioni politiche, economiche, culturali, se non in minima parte alle donne costrette in una condizione subalterna di inferiorità umana e civile non resta che accettare la maternità come mezzo ed occasione per procurarsi una posizione nell’ambito della famiglia e della comunità, per ottenere il riconoscimento della propria funzione ed evitare in tal modo di essere relegate nella solitudine esistenziale, abbandonate ed esposte senza difese allo scherno o alla violenza fisica e morale degli uomini. In realtà le donne che o restano sole, senza “uomo”, o rifiutano deliberatamente il matrimonio o la maternità, sono ridotte, nella considerazione generale, soprattutto dei maschi, ad oggetti sessuali presunti disponibili e utilizzabili da chiunque, o ad esseri umani senza importanza e senza scopi, senza personalità e senza diritti. Come è dimostrato dalle riserve mentali o dall’aperto disprezzo di cui sono vittime le “zitelle” e, in genere, le donne sole: o, per un altro verso, dalla stima e dal rispetto di cui sono circondate le donne che scelgono, al posto di quella fisica, la maternità spirituale, dedicandosi all’assistenza, alla cura, alla protezione, all’educazione dei bambini, dei malati, dei bisognosi, dei derelitti. In un senso o nell’altro, dunque, alle donne viene posto ed imposto un ruolo materno che non si limita alla procreazione naturale dei figli, ma che esige per tutta la vita il sacrificio della donna−madre, la dedizione delle sue energie, dei suoi sentimenti, delle sue possibilità, del suo tempo agli altri, ai figli, al marito, alla casa, alla famiglia. La maternità, in altri termini, non si esaurisce nella procreazione ma implica obbligatoriamente la sottomissione della donna alle esigenze, alle pretese, al dominio degli altri, degli uomini in misura particolare: in tal modo, ricercata o subita come mezzo e possibilità di rompere l’isolamento sociale, di ritrovare una dimensione umana e civile riconosciuta, la maternità finisce per rivelarsi un’altra trappola, per ribadire le catene che legano la donna alla sua condizione di soggetta e di oppressa e sfruttata. Né, d’altra parte, il tentativo di spezzare il cerchio con il rifiuto della maternità mediante l’aborto costituisce un mezzo idoneo per la liberazione della donna: l’aborto, infatti, è comunque un atto di violenza contro chi, per l’uno o per l’altro motivo, non può o non vuole divenire madre. La stessa società oppressiva che costringe la donna ad essere madre la spinge, dunque, ad abortire, impedendole, nell’uno e nell’altro caso, di essere veramente libera e autonoma nelle sue scelte.


Descrizione della foto1: La vita umana Ogni nostra cellula ha un nucleo che contiene esattamente 46 “bastoncini”, detti cromosomi: eccoli in questa foto. Sono formati da un acido (detto DNA) che contiene un numero incalcolabile di geni: il nostro patrimonio ereditario. Da questi geni e da come sono “combinati” fra loro dipendono le caratteristiche che ci distinguono: il sesso, il colore degli occhi, dei capelli, della pelle, ecc. La descrizione tecnica e alcune fotografie sono state tratte dal sito www.holi.harmoniae.com che ringraziamo per aver dato modo di completare l’articolo per l’arricchimento dei dettagli.

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In ultima analisi, né l’accettazione né il rifiuto della maternità costituiscono momenti e strumenti di liberazione o di realizzazione personale della donna, ma si pongono anzi come mezzi fondamentali della sua ribadita oppressione e soggezione agli interessi degli uomini e alle strutture economiche e politiche, ideologiche e morali della società. La maternità risulta, pertanto, anche nell’attuale situazione storica, un destino ineluttabile imposto alle donne, e al quale le donne non possono né riescono a sottrarsi se non con un rifiuto che ribadisce per alta via il loro asservimento. Ma intanto va maturando e crescendo una coscienza sempre più vasta, tra le donne d’oggi, delle loro condizioni di creature umane sottoposte ad un totale, ininterrotto sfruttamento fisico, sentimentale, economico, morale. Dalla progressiva consapevolezza dei meccanismi strumentali della loro soggezione le donne derivano, con chiarezza e decisione costantemente maggiore, motivi e forme di lotta e di contrapposizione frontale sia agli uomini che alla società e alla cultura da essi costruita, per ricercare e realizzare nei modi più adeguati la loro liberazione dalle catene antiche, divenute ormai intollerabili. In tale processo di riscatto e di emancipazione il problema della maternità assume necessariamente una dimensione e un’importanza fondamentale: la scelta, infatti, nell’attuale condizione femminile, si configura o come accettazione dell’antico ruolo di moglie e di madre che comporta la soggezione agli uomini e la negazione della propria autonoma personalità, o come rifiuto della tradizionale funzione familiare e sociale, che può aprire nuove strade ad una autonoma attuazione della personalità umana e civile della donna finalmente libera dai condizionamenti, soggettivi ed oggettivi, che l’hanno da sempre costretta a subire un destino deciso ed imposto da altri. Già molte donne, oggettivamente poste di fronte a tale dilemma, hanno scelto di rinunciare alla maternità per non dover accettare tutte le conseguenze che inevitabilmente ne derivano: realizzarsi come persona, come creatura umana dotata di una identità autonoma, esige il rigetto, per quanto doloroso e difficile, della trama complessa e soffocante di doveri e rapporti che sembrano del tutto naturali per una donna. L’impegno e la lotta politica, culturale e ideologica per la trasformazione della società e della condizione femminile ha preso perciò il posto, per molte donne, della famiglia e dei figli. Una scelta coraggiosa, ma forse discutibile. In realtà non è la maternità in sé che va respinta e rifiutata, ma la maternità come condizione di partenza, come struttura di fondo per una serie ininterrotta di vincoli e di soggezione che va eliminata.


Descrizione della foto2: La vita umana Secondo le leggi di natura l’incontro tra l’ovulo e lo spermatozoo avrà luogo nel corpo della donna, generoso nido del piccolo concepito. Vediamo qui l’ovulo appena espulso dall’ovaia; sta per scomparire dentro la salpinge (o tuba) che lo cerca per attirarlo nel suo canale e indirizzarlo verso l’utero. La descrizione tecnica e alcune fotografie sono state tratte dal sito www.holi.harmoniae.com che ringraziamo per aver dato modo di completare l’articolo per l’arricchimento dei dettagli.

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Le naturali differenze sessuali e le altrettanto naturali capacità e possibilità femminili di procreare non devono tradursi in differenze di ruoli sociali, in situazioni concrete di divisione de lavoro e dei compiti a livello familiare e sociale: per il fatto che genera, in altri termini, la donna non può e non deve essere relegata in una funzione subalterna di allevamento e di educazione della prole, di conduzione della casa, di responsabilità limitate soltanto alla sfera della vita privata. È da questa riduzione all’ambito familiare soltanto e dalla conseguente esclusione dalla vita sociale, politica, economica, culturale che deriva la sottomissione della donna, la sua inferiorità civile ed umana, la sua oppressione e il suo sfruttamento. Essere donna non deve più significare, dunque, essere un oggetto sessuale, così come essere madre non deve comportare automaticamente la rinunzia a se stesse e il proprio sacrificio agli altri, a tutti gli altri. Come condizione naturale, la maternità non determina un destino di soggezione: è la struttura sociale e la volontà degli uomini che identificano la maternità con un ruolo, una funzione, una dimensione oppressiva e subalterna. Bisogna dunque ricercare e rendere concreti i modi e le forme che consentono alle donne di ribaltare il loro destino di schiave domestiche e sociali senza rinunciare a realizzarsi anche nella maternità. In altri termini, è indispensabile un impegno e una lotta politica che renda concreta l’unione e la solidarietà delle donne per conseguimento degli obiettivi fondamentali dell’informazione sessuale, della realizzazione dei servizi sociali − consultori medici, asili, asili−nido, mense sociali, e così via − dell’attuazione effettiva della parità nel lavoro (oggi in minima parte), nella cultura, nella politica, nella sfera sentimentale e sessuale, nei diritti e nei doveri.


Descrizione della foto3: La vita umana Ecco le cellule sessuali maschili: gli spermatozoi. La testa contiene i caratteri paterni, è la “borsa” del patrimonio genetico che il padre dona per la fecondazione. La descrizione tecnica e alcune fotografie sono state tratte dal sito www.holi.harmoniae.com che ringraziamo per aver dato modo di completare l’articolo per l’arricchimento dei dettagli.

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Descrizione della foto4: La vita umana Ora l’obiettivo ci mostra il grande ovulo assediato dai minuscoli spermatozoi finalmente arrivati nella tuba. Soltanto uno di loro, quasi fosse atteso!, potrà penetrare la parete della cellula−uovo che subito dopo si ispessisce e respinge tutti gli altri. La descrizione tecnica e alcune fotografie sono state tratte dal sito www.holi.harmoniae.com che ringraziamo per aver dato modo di completare l’articolo per l’arricchimento dei dettagli.

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Descrizione della foto5: La vita umana Questa è la prima, tenera “culla” che la madre prepara alla sua creatura… Sono i veli della salpinge che, misteriosamente avvertita dell’accendersi di una vita in lei, d’improvviso si anima e si ammorbidisce: deve cullare e sospingere verso l’utero il prezioso ovulo fecondato. La descrizione tecnica e alcune fotografie sono state tratte dal sito www.holi.harmoniae.com che ringraziamo per aver dato modo di completare l’articolo per l’arricchimento dei dettagli.

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Descrizione della foto6: La vita umana Eccolo questo microscopico essere che a un attimo dal concepimento assorbe già tutte le attenzioni della madre ancora ignara: la meravigliosa natura materna risponde subito, con tutte le sue risorse, alle richieste energetiche del piccino. La descrizione tecnica e alcune fotografie sono state tratte dal sito www.holi.harmoniae.com che ringraziamo per aver dato modo di completare l’articolo per l’arricchimento dei dettagli.

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Descrizione della foto7: La vita umana Così è il piccino mentre scende dolcemente sospinto dalle frange della salpinge: una pallina di cellule simile a una piccola mora, chiamata appunto morula. Fra il quarto e il quinto giorno esce finalmente dal tunnel e si trova a spaziare nell’utero. La descrizione tecnica e alcune fotografie sono state tratte dal sito www.holi.harmoniae.com che ringraziamo per aver dato modo di completare l’articolo per l’arricchimento dei dettagli.

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Descrizione della foto8: La vita umana Tutto teso a sopravvivere il nostro Protagonista si riveste di piccole escrescenze che gli servono per radicarsi; la sua “capsula” protettiva si aggrappa saldamente alle pareti dell’utero formando poco a poco un labirinto di tentacoli. Da queste “radici” prende avvio la placenta: un tessuto che ha funzioni importanti perché deve filtrare tutti gli scambi fra la mamma e il suo bambino. La descrizione tecnica e alcune fotografie sono state tratte dal sito www.holi.harmoniae.com che ringraziamo per aver dato modo di completare l’articolo per l’arricchimento dei dettagli.

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Descrizione della foto9: La vita umana Da questa settimana il corpicino si affusola e si sviluppa a strati, detti “foglietti embrionali”. Questi foglietti sono formati da cellule specializzate con compiti specifici: ognuno di loro provvede a costruire organi e tessuti particolari. Le microscopiche lamine vibrano, si aprono, si ripiegano, si gonfiano in gemma a ritmo vorticoso. ` come vedere in un film un bellissimo fiore che sboccia sotto i nostri occhi, ma non c’è fiore che possa stare alla pari di questo “primo fiore” della Natura! La descrizione tecnica e alcune fotografie sono state tratte dal sito www.holi.harmoniae.com che ringraziamo per aver dato modo di completare l’articolo nella pienezza dei suoi dettagli.

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Descrizione della foto10: La vita umana Già alla fine della terza settimana in questo tenero corpo in boccio pulsa un cuore. Il cuoricino del figlio pulsa dentro la mamma quando lei non sa ancora nulla della sua presenza! La descrizione tecnica e alcune fotografie sono state tratte dal sito www.holi.harmoniae.com che ringraziamo per aver dato modo di completare l’articolo nella pienezza dei suoi dettagli.

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Descrizione della foto11: La vita umana Ammiriamolo nel suo “primo piano” questo piccolo uomo che da poco più di un mese vive nel seno materno! Raggomitolato così su se stesso sembra un piccolo pugile, pieno di caparbia vitalità. Il battito del suo cuore, ora più regolare, può già essere fissato su un elettro−cardiogramma. La descrizione tecnica e alcune fotografie sono state tratte dal sito www.holi.harmoniae.com che ringraziamo per aver dato modo di completare l’articolo nella pienezza dei suoi dettagli.

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Descrizione della foto12: La vita umana Ecco il nostro bambino a sei settimane. La testa, che sembra voler attirare tutta la nostra attenzione, resterà a lungo la parte più vistosa e commovente del corpicino: qui è la straordinaria “centrale”, qui sono potenzialmente racchiuse le scintille di intelligenza che forse illumineranno il mondo: le idee di domani sono in queste tenui anse cerebrali, che già mandano un loro messaggio; si può ormai registrarne l’attività in un normale elettro−encefalogramma. La descrizione tecnica e alcune fotografie sono state tratte dal sito www.holi.harmoniae.com che ringraziamo per aver dato modo di completare l’articolo nella pienezza dei suoi dettagli.

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Descrizione della foto13: La vita umana Il piccino, che ora viene chiamato feto, ha otto settimane. Ha ormai superato i 60 giorni più importanti della sua vita: la formazione di tutti i suoi organi è terminata. In lui c’è già tutto quello che si troverà nell’essere umano perfettamente sviluppato! La descrizione tecnica e alcune fotografie sono state tratte dal sito www.holi.harmoniae.com che ringraziamo per aver dato modo di completare l’articolo nella pienezza dei suoi dettagli.

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Descrizione della foto14: La vita umana L’intensa crescita del piccolo richiede un incessante rifornimento. Per procurarglielo la placenta si sviluppa tanto da raggiungere alla fine la consistenza di un largo disco spugnoso di circa mezzo chilo. In questa foto (a dieci settimane) ne vediamo il raccordo. La descrizione tecnica e alcune fotografie sono state tratte dal sito www.holi.harmoniae.com che ringraziamo per aver dato modo di completare l’articolo nella pienezza dei suoi dettagli.

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Descrizione della foto15: La vita umana Guardatelo a tre mesi, non è… incredibile?! Le sue fattezze si stanno ormai precisando. Le labbra si aprono e si chiudono, la fronte si raggrinza, l’area delle sopracciglia si solleva, la testa si volta: il piccolo cerca di farsi espressivo, di inventare un muto ma efficace linguaggio per farsi capire appena sarà nato. La descrizione tecnica e alcune fotografie sono state tratte dal sito www.holi.harmoniae.com che ringraziamo per aver dato modo di completare l’articolo nella pienezza dei suoi dettagli.

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Descrizione della foto16: La vita umana Ha soltanto quattro mesi ed è già perfetto! I suoi movimenti nel suo mondo acquatico sono agili e pieni di grazia. Lui nuoterebbe in continuazione ma ora cerca di adattarsi alle esigenze della madre. Talvolta le sue manine tirano pugni di protesta se qualcosa lo disturba troppo. E queste manine hanno già le impronte digitali da circa due mesi! La descrizione tecnica e alcune fotografie sono state tratte dal sito www.holi.harmoniae.com che ringraziamo per aver dato modo di completare l’articolo nella pienezza dei suoi dettagli.


Descrizione della foto17: La vita umana Questa è la più affascinante immagine del bambino nel seno materno: a cinque mesi si succhia il dito, si esercita per quando succhierà il latte della mamma. La descrizione tecnica e alcune fotografie sono state tratte dal sito www.holi.harmoniae.com che ringraziamo per aver dato modo di completare l’articolo nella pienezza dei suoi dettagli.

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Articolo redatto sul sito http://www.sportcinema.it postato da alessio.101, salerno 25 novembre 2008 si ringraziano tutti gli autori delle foto e del video per aver dato modo di illustrare arricchendo con i particolari l’articolo: Donna, maternità è società.


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Donna, maternità è società, in allegato un documentario sul concepimento della vita umana autrice by laurasup da Cagliariultima modifica: 2008-11-25T01:59:39+01:00da airone2124
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