San Filippo Neri, mistico e burlone basterebbe uno come lui per divertire tutto il paradiso

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• San Filippo Neri, mistico e burlone basterebbe uno come lui per divertire tutto il paradiso.

• Salerno 12 luglio 2008 by Mimmo Scafuri

Allora il racconto inserito ieri vi è piaciuto? Se fosse stato così ne aggiungo un altro, scelto a caso sempre sul tema religioso così un po’ per staccare la spina dal quotidiano e fare un po’ di riflessione su di noi, anche qui abbiamo allegato due Clip divertenti sulla vita del santo, riscoprirete il talento di un famoso attore, un arrivederci alla prossima, Alex.

La Chiesa lo ricorda il 26 maggio è uno dei santi più allegri; basterebbe uno come lui per divertire tutto il paradiso, E la gente lo conosce così, un santo allegro e simpatico (mentre cade facilmente il pregiudizio dei santi musoni, malinconici, gran versatori di lacrime, anche se sulle piaghe del Crocefisso, ma insomma, facile alle lacrime). Ma è uno sbaglio. Certo, non tutti del temperamento di san Filippo, non così spiritosi, ma tutti con una grande letizia in corpo. È anche vero: Filippo Neri è proprio un campione di allegria, estroso, un po’ bizzarro, pronto alla battuta da buon toscano (era nato a Firenze il 5 luglio 1515 in un quartiere popolare), naturalizzato romano per la lunga permanenza a Roma, dove l’estro non manca. Una santità all’opposto del bigottismo, eppure così innamorato di Dio, così mistico… Curiosi questi santi! Sono usciti tutti dalla stessa bottega (lo Spirito Santo, che li plasma, è un artista!) e sono tutti pezzi unici, l’uno diverso dall’altro nei propri carismi. È sufficiente un paragone tra alcuni contemporanei che avrebbero dovuto possedere caratteristiche pressoché uguali; raffrontate un san Filippo con un sant’Ignazio di Lodola, con un san Carlo Borromeo! Anche questi, indubbiamente, nell’austerità del loro impegno spirituale, possedevano la gioia che Cristo comunica ai suoi amici e la trasmettevano agli altri. Come avrebbe potuto sant’ignazio raccogliere intorno a sé quella pattuglia di autentici militi che presto si ingrossò in una compagnia (la Compagnia di Gesù) se fosse stato un antipatico? La stessa cosa di san Carlo. Tutto preso a riformare i costumi del tempo, con la sua grandissima autorità morale, eppure così giovane, lo stimolo alla santificazione che esercitava sulla gente, la capacità di saper sradicare le consuetudini abusive ed inveterate per rinnovare i costumi, da vero riformatore.

Ma san Filippo ebbe come nessun altro il carisma di una santità vera eppure spassosa, il senso dell’umorismo cristiano; persino, direi, della comicità, della divertente teatralità che egli seppe armonizzare con il più acceso ascetismo. Aveva ventinove anni quando, pregando nelle catacombe di San Sebastiano, in un’estasi, fu investito da un globo di fuoco che penetrò nel suo petto spezzandogli due costole dal lato del cuore. Il suo primo apostolato romano fu, per così dire, errabondo; per adeguarsi, studiando il tiro giusto, alle più urgenti esigenze spirituali del momento. Ecco, nel 1548, l’istituzione della Confraternita della Santissima Trinità dei pellegrini e dei convalescenti, la gente che approdava a Roma e vi viveva di stenti e vi pativa la fame. Nel 1550 anno giubilare, l’istituzione risultò una specie di comitato centrale per l’Anno Santo, provvedendo all’alloggio e al vitto di migliaia e migliaia di pellegrini cui accudivano le matrone romane. E poi, la Visita alle Sette Chiese, e poi la pratica eucaristica delle Quarant’ore. Tutte idee geniali, semplici, popolari… Tra una trovata divertente e l’altra: garganellare vino dalla coppella del frate cercatore san Felice da Cantalice, pavoneggiarsi con un gran mazzo di fiori gialli di ginestra in pubblico… Infine, l’opera più geniale: l’Oratorio. Cos’è l’Oratorio filippino? Trovarsi insieme, nobili e popolani, preti religiosi, artigiani, artisti, sfaccendati, devoti; insomma riunire i cocci della società, con l’ideale di Dio, che, una volta entrati, era difficile poi uscire. Prima nella sua cella, poi in un granaio sistemato a cappella, poi altrove: preghiera, cultura, arte, laudi, chiacchierate amichevoli e divertite, merende all’aperto, insomma una civiltà del vivere insieme! Perché i programmisti della televisione non studiano san Filippo? Elevare e ricreare, rendere interessante la vita: questo il frutto. Un cenacolo di pietà, di arte, di musica (l’oratorio musicale!), di colta ricreazione. Se non fosse morto quel Filippo a maggio del 1595!

l racconto è stato tratto da “IL FRANTOIO” la santità del quotidiano di CARLO CREMONA

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