(001) – Geo la natura intorno a noi: rettili e mammiferi marini


(001) – GEO LA NATURA INTORNO A NOI

RETTILI E MAMMIFERI MARINI


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Informazioni sul video: Eras Geológicas − A Evolução da Terra; un ringraziamento particolare all’autore del videoclip by cofjunior che citiamo in questo nostro post.

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Molti scienziati e studiosi sono concordi nel ritenere che la vita abbia avuto origine nelle acque marine; essa, cioè, si è sviluppata dall’acqua alla terra e all’aria. Secondo i biologi la vita ebbe origine all’inizio della cosiddetta era archeozoica, subito dopo la formazione degli oceani, in virtù della condensazione del vapore acqueo presente nell’atmosfera, come vuole una fra le ipotesi più accreditate. La terra si era allora da poco raffreddata, consentendo, qua e là, la formazione di una prima crosta solida. Per un periodo approssimativo di circa tre miliardi di anni la vita si sviluppò nelle acque degli oceani, dapprima per tutta l’era archeozoica (stimata intorno ai due miliardi di anni), poi nell’era proterozoica un miliardo di anni). Delle prime fasi della vita non si hanno in pratica reperti sicuri: i grandi sconvolgimenti geologici, le innumerevoli rivoluzioni vulcaniche ai quali la crosta terrestre venne sottoposta, non consentendo di sperare in ritrovamenti fossili chiari e probanti; ma già dell’era proterozoica noi possiamo indicare con sicurezza testimonianze di vita vegetale e animale: spugne, vermi, brachiopodi e via dicendo. Le testimonianze si intensificano verso la fine dell’era proterozoica, per diventare assai fitte a partire dall’era successiva, la paleozoica, sviluppatasi circa seicento milioni di anni fa. Al termine di questa era si verificò la cosiddetta rivoluzione appalachiana, caratterizzata da immani cataclismi, svoltisi tuttavia non di colpo, ma in uno spazio di parecchi milioni di anni. Sorsero allora dagli abissi della terra e dei mari i grandi sistemi montuosi degli Urali, dell’Himalaia, delle Alpi, delle Ande e così via tutte le altre catene montuose. Cataclismi anologhi si svilupparono anche in seguito, nel corso dell’era mesozoica. È ovvio che la vita vegetale ed animale subì, di conseguenza, trasformazioni ed evoluzioni profondissime.


Informazioni sul video: Disney’s Dinosaur Fan Trailer, (I don’t much like the beginning, but it is the only thing I could come up with, but I love the ending part, so waiting throught the video is worth while!), un ringraziamento particolare all’autore del videoclip by DinoGirl10 che citiamo per correttezza in questo post.


Si calcola che i primi animali emersi dal mare verso la terra risalgono alla metà dell’era paleozoica, e cioè circa 370 milioni di anni or sono. Dovevano essere delle forme assai primitive di anfibi che restano legati al mare sia per sopravvivere (poiché avevano bisogno di mantenere costantemente umida la loro pelle), sia per riprodursi; ancor oggi, del resto, le rane e i rospi tornano all’acqua per deporvi le uova e riprodursi. Solo alla fine dell’era paleozoica comparvero i rettili, alcuni dei quali ancora anfibi. È dai rettili che si svolsero successivamente i due grandi regni degli uccelli e dei mammiferi. Già nel mesozoico alcune specie di rettili, dopo essersi variamente sviluppati sulla terraferma, pensarono bene di far ritorno a quel mare donde erano sortiti, aprendo per primi una vita che sarà molto più tardi seguita anche da alcuni mammiferi. I rettili, del resto, tentarono di adattarsi a tutti e tre gli ambienti di vita consentiti dal nostro pianeta, l’acqua, l’aria e la terra: gli enormi dinosauri dominarono le terre asciutte; i mosasauri (parenti lontani del coccodrillo) e i plesiosauri (simili ai successivi serpenti marini) tornarono alle acque; e gli pterosauri cominciarono a svolazzare e a planare sulle desolate lagune e le calde paludi, lottando con i terribili tirannosauri, ovvero con una specie di dinosauri più piccola di quella comune, ma carnivora e assai feroce. Tutte queste forme, com’è noto, non ressero alle profonde trasformazioni climatiche e ambientali già ricordate. Di esse ci restano ben pochi discendenti ancora acquatici, come i serpenti di mare tropicali, le tartarughe marine, l’iguana delle isole Galapagos e un coccodrillo marino dell’Oceano Pacifico. Ciò che si ritiene vero per alcune specie di rettili viene esteso ad altre specie di mammiferi: il bisogno della sopravvivenza, la necessità di procacciarsi cibo abbondante e di sottrarsi ad una concorrenza pericolosa o insostenibile, convinsero parecchie specie di animali a riprendere la via del mare. Alcuni vertebrati terrestri, facendo a ritroso il cammino generale dell’evoluzione, si riadattarono all’ambiente marino, modificando le loro abitudini e la loro morfologia. Ma quali prove abbiamo di questa ipotesi?


Informazioni sulla foto: alcuni delfini in conversazione, mentre nella fotografia rappresentata in basso, la terribile orca assassina che appartiene alla famiglia delle balene.

delfini.bmp


La prova più importante è ovviamente quella della presenza della respirazione aerea: non c’è alcuna ragione perchè un animale vissuto sempre nell’acqua sviluppi un tipo di respirazione che può essergli solo d’intralcio, costringendolo a venire alla superficie dell’acqua a intervalli regolari, e quindi esponendosi ad ogni sorta di pericoli; l’unica spiegazione plausibile è che, dopo essersi adattato all’ambiente terrestre e alla respirazione aerea, sia poi tornato nel mare, riadattandosi, per quanto possibile, all’ambiente marino. Di questi adattamenti, del resto, abbiamo prove irrefutabili. Prendiamo le narici delle balene e dei delfini: esse non si trovano più nella parte anteriore del muso, ma si sono spostate sull’estremità della testa, consentendo così un’emersione minima dell’animale. I delfini inoltre mostrano un esempio unico e assai interessante di adattamento della laringe che, è completamente separata dall’esofago; in tal modo il delfino non corre mai il rischio che qualcosa gli vada per traverso; i due canali, della respirazione e della ingestione di cibo e di acqua, sono indipendenti, il che è ovviamente prezioso per un animale che deve nutrirsi sott’acqua. In compenso la balena ha una capacità di resistenza in apnea decisamente superiore: essa respira in media ogni cinque o dieci minuti e può resistere sott’acqua sino a cinquanta minuti e oltre. I delfini non sono capaci di tanto: essi non resistono in apnea più di qualche minuto e respirano in media una volta ogni minuto circa. Altre prove sono fornite dalla forma dello scheletro e degli arti. Sappiamo che alcuni tipi primitivi di balene, gli archeoceti, estintasi oltre venticinque milioni di anni fa, erano dotati di scheletri molto più simili a quelli degli altri mammiferi terrestri di quando non lo siano gli scheletri delle odierne balene. Il cammino a ritroso dell’evoluzione (se si può parlare di un cammino a ritroso; in realtà si tratta di un riadattamento &olaquoin avanti» della stessa evoluzione) non potrebbe essere meglio documentato.


orca.bmp


Ma considerazioni analoghe possono esser tratte dagli evidenti resti di arti pelvici presenti nello scheletro delle attuali balene, resti che testimoniano come, in un lontanissimo passato, I progenitori delle balene possedettero arti completamente sviluppati per camminare sulla terra, arti successivamente atrofizzati per la continua permanenza nel mare. Altri adattamenti sono evidenti nei leoni marini e nelle foche, le cui estremità assomigliano ormai assai più a delle pinne, sicchè questi animali procedono a fatica e in modo goffo sulla terra, mentre nuotano con grande efficienza. Lo stesso deve dirsi di vari volatili, che hanno sviluppato piedi palmati, un piumaggio impermeabile e la capacità di immergersi anche a fondo per procurarsi il cibo. Al limite di questo tipo di adattamento sta il caso del pinguini, le cui ali si sono completamente atrofizzate, ma svolgono in compenso un’utilissima funzione per favorire il nuoto subacque. Tutta un’altra serie di prove viene tratta infine dalle abitudini comportamentali di alcuni animali marini. Tutti gli uccelli marini, ad esempio, pur trascorrendo l’intera loro vita sul mare, nidificano sulla terra; analogamente si comportano le otarie leonine e orsine e le foche in genere, nonché le tartarughe marine. I serpenti marini, invece, generano delle forme vivipare, manifestando così un più compiuto adattamento alla vita acquatica; ma è significativo che i serpenti marini presentano un apparato velenifero in tutto simile e secernente lo stesso tipo di veleno di quello del cobra: segno più evidente della derivazione dei serpenti marini da quelli terrestri. In questo processo di riadattamento all’ambiente marino le balene e i delfini sono più avanti di tutti gli altri animali che da terrestri sono tornati ad essere acquatici: essi infatti partoriscono direttamente in mare. Naturalmente doveva risultare assai difficile, per questi mammiferi, allattare la prole stando immersi nell’acqua salata: come evitare che un cucciolo di balena, poppando, non si riempia di acqua di mare, anziché di latte? Il problema fu brillantemente risolto con un peculiare adattamento; i piccoli della balena non hanno infatti più bisogno di poppare: provvede direttamente la madre, in quanto le femmine delle balene hanno sviluppato alcuni muscoli in corrispondenza delle ghiandole mammarie che producono il getto di latte necessario. Al piccolo della balena basta attaccarsi alle mammelle e aprire la bocca; al resto provvede appunto mamma balena.


Informazioni sul video: Balene − Whales, (il video è stato girato nell’estate del 2006 al largo di Hervey Bay, in Australia, dove ogni anno, da luglio a settembre, dalle fredde acque dell’Antartide arrivano per partorire le megattere (Megaptera novaeangliae). Lunghe dai 12−15 metri, hanno una testa bitorzoluta, pinne pettorali normalmente bianche, possono pesare fino a 45 tonnellate (circa come 600 elefanti!) e sono molto curiose. Qui si possono vedere mentre si immergono, nuotano, soffiano (quando espirano buttando fuori l’aria dallo sfiatatoio e creando una nuvoletta di vapore), fanno “flipper slapping” (quando si rotolano in superficie e colpiscono l’acqua con le pinne pettorali) o lobtailing (quando slanciano la pinna caudale, cioè la coda, fuori dall’acqua), un ringraziamento particolare all’autore per le riprese e il montaggio clip by Andrea Minoglio, aminoglio che citiamo in questo post.


Tratto dalla meravigliosa storia degli oceani di Oscar Talassici edito da Fermi by © 1976 postato da alessio.101


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(001) – Geo la natura intorno a noi: rettili e mammiferi mariniultima modifica: 2008-10-06T00:07:49+02:00da airone2124
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