(002) – Poesie: Pablo Neruda – La canzone disperata


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  • (002) − POESIE

  • Salerno 24 giugno 2008 by alessio.101


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Descrizione del video: ho bisogno d’amore , un concerto musicale, canzoni rock, sigle e ancora musica un videoclip by roxirosapaola.


Quando desideriamo sapere qualcosa, ci procuriamo dei trattati letterari e troviamo facilmente quanto cerchiamo. Ma più spesso amiamo leggere romanzi, racconti, poesie, senza un fine pratico preciso, solo perché la loro lettura ci procura piacere, ci fa passare ore piene di emozioni del “regno dorato” della fantasia. Fu il poeta inglese John Keats a definire così il mondo della letteratura e a raffigurare il lettore come un pellegrino. Quando leggiamo, noi siamo, infatti, pellegrini nel mondo del pensiero umano, poichè nei libri troviamo ciò che gli uomini hanno saputo e sentito nel passato, ciò che sanno e sentono oggi, ciò che l’umanità ha operato e spera per il suo futuro. Quale piacere ci dà la lettura di un’opera letteraria non, è il caso di spiegare, perché tutti hanno letto dei libri e ci siamo appassionati e commossi alle vicende narrate e ai sentimenti espressi. Ma dobbiamo aggiungere che, oltre al piacere immediato, la lettura di queste opere amplia enormemente il nostro orizzonte spirituale, ci permette di affacciarci con la mente ad un mondo di sentimenti e di conoscere quali mai potremmo raggiungere con la sola esperienza personale. Esse ci aiutano a conoscere l’animo umano, cioè qualcosa che nessun trattato ci può spiegare, nessun microscopio può scrutare, nessun calcolo matematico valutare, ma che solo la sensibilità di un altro animo può accostare e sentire. Lo scrittore dunque sente e descrive l’animo umano e le sue reazioni nelle varie situazioni della vita, nelle manifestazioni singole e collettive, e più lui è grande, più efficace è la sua espressione, più immediata e profonda la nostra comprensione. Per le ragioni che abbiamo detto, le grandi opere letterarie sono lette e studiate anche a distanza di secoli (ciò che è mediocre è invece presto dimenticato); per le stesse ragioni esse sono tradotte nelle varie lingue, in modo che uomini di tutto il mondo abbiano la possibilità di conoscerle. Ma per comprendere veramente a fondo opere scritte in altri secoli, in altre lingue, giova moltissimo conoscere i tempi in cui gli scrittori vissero e le circostanze in cui scrissero. In questi nostri articoli di questo “Blog” cercheremo appunto di dare tutte le fondamentali notizie e poesie che possono aiutare nella lettura delle più grandi opere di tutte le letterature. Ma, ricordiamo, gli uni e le altre vogliono solo essere una guida per una più ampia e diretta lettura, una guida per insegnare la via ai tesori del “regno dorato”.

PABLO NERUDA

Pablo Neruda (Parral, 12 luglio 1904 − Santiago, 23 settembre 1973) è stato un poeta cileno. Viene considerato una delle più importanti figure della letteratura latino americana contemporanea. Il suo vero nome era Neftalí Reyes Basoalto (per esteso, Ricardo Eliezer − o Eliecer − Neftalí Reyes Basoalto). Usava l’appellativo d’arte Pablo Neruda (dallo scrittore e poeta ceco Jan Neruda) che in seguito gli fu riconosciuto anche a livello legale. È stato insignito nel 1971 del Premio Nobel per la letteratura. Ha anche ricoperto per il proprio Paese incarichi di primo piano diplomatici e politici. Nacque da un impiegato delle ferrovie e da una insegnante che lo lasciò orfano a soli due mesi dal parto. Si trasferì con il padre a Temuco dove, dalle nuove nozze del genitore, nove anni dopo nacque il fratellastro Rodolfo. Il giovane Neruda, soprannominato Neftalì dal secondo nome della madre, dimostrò un interesse per la scrittura e la letteratura avversato dal padre ma incoraggiato dalla futura vincitrice del Premio Nobel Gabriela Mistral, che fu sua insegnante durante il periodo di formazione scolastica. Il suo primo lavoro ufficiale come scrittore fu l’articolo “Entusiasmo y perseverancia”, pubblicato ad appena 13 anni sul giornale locale “La Ma˜ana”. Nel 1920 iniziò ad utilizzare per le sue pubblicazioni lo pseudonimo di Pablo Neruda, con cui è tutt’oggi pressoché esclusivamente conosciuto. L’anno successivo, il 1921, si trasferì a Santiago per studiare la lingua francese e con l’intenzione iniziale di diventare in seguito insegnante, idea ben presto abbandonata per la poesia. Nel 1923 pubblicò il suo primo volume in versi, Crepusculario, che fu apprezzato da scrittori come Alone, Raúl Silva Castro e Pedro Prado, seguito, a distanza di un anno, da Veinte poemas de amor y una canción desesperada, una raccolta di poesie d’amore, di stile modernista, e di stile erotico, motivo che spinse alcuni a rifiutarlo. Con questa raccolta è stato riconosciuto e tuttora essa è una delle sue opere maggiormente apprezzate.


La canzone disperata

Il tuo ricordo emerge dalla notte in cui sono. Il fiume riannoda al mare il suo lamento ostinato.

Abbandonato come i moli all’alba. E’ l’ora di partire, oh abbandonato!

Sul mio cuore piovono fredde corolle. Oh sentina di rifiuti, feroce tana di naufraghi!

In te si accumularono le guerre e i voli. Da te innalzarono le ali gli uccelli del canto.

Tutto hai inghiottito, come la lontananza. Come il mare, come il tempo. Tutto in te fu naufragio!

Era l’ora felice dell’assalto e del bacio. L’ora dello stupore che ardeva come un faro.

Ansietà di nocchiero, furia di palombaro cieco, torbida ebbrezza d’amore, tutto in te fu naufragio!

Nell’infanzia di nebbia la mia anima alata e ferita. Scopritore perduto, tutto in te fu naufragio!

Ti attaccasti al dolore, ti aggrappasti al desiderio. Ti abbatté la tristezza, tutto in te fu naufragio!

Feci retrocedere la muraglia d’ombra, andai oltre il desiderio e l’atto.

Oh carne, carne mia, donna che amai e persi, te, in quest’ora umida, evoco e canto.

Come una coppa albergasti l’infinita tenerezza, e l’infinito oblio t’infranse come una coppa.

Era la nera, nera solitudine delle isole, e lì, donna d’amore, mi accolsero le tue braccia.

Era la sete e la fame, e tu fosti la frutta. Erano il dolore e le rovine, e tu f osti il miracolo.

Ah donna, non so come hai potuto contenermi nella terra della tua anima, nella croce delle tue braccia!

Il mio desiderio di te fu il più terribile e corto, il più sconvolto ed ebbro, il più teso e avido.

Cimitero di baci, c’è ancora fuoco nelle tue tombe, ancora ardono i grappoli sbeccuzzati d’uccelli.

Oh la bocca morsa, oh le baciate membra, oh gli affamati denti, oh i corpi intrecciati.

Oh la copula pazza di speranza e di vigore in cui ci annodammo e ci disperammo.

E, la tenerezza, lieve come l’acqua e la farina. E la parola appena incominciata sulle labbra.

Questo fu il mio destino e in esso viaggiò il mio anelito, e i n esso cadde il mio anelito, tutto in te fu naufragio!

Oh sentina di rifiuti, in te tutto cadeva, che dolore non spremesti, che dolore non ti soffoca.

Di caduta in caduta ancora fiammeggiasti e cantasti. In piedi come un marinaio sulla prua di una nave.

Ancora fioristi in canti, ancora prorompesti in correnti. Oh sentina di rifiuti, pozzo aperto e amaro.

Pallido palombaro cieco, sventurato fromboliere, scopritore perduto, tutto in te fu naufragio!

E’ l’ora di partire, la dura e fredda ora che la notte lega ad ogni orario

Il cinturone rumoroso dei mare cinge la costa. Sorgono stelle fredde, emigrano neri uccelli.

Abbandonato come i moli nell’alba. Solo l’ombra tremula si contorce nelle mie mani.

Ah più in là di ogni cosa. Ah più in là di ogni cosa.

E’ l’ora di partire. Oh abbandonato!


Glitter Grafici

Stasera affacciati alla finestra. Scegli una stella e dalle il mio nome. Se brillerà sarà perché ti voglio bene, ma non meravigliarti se brillerà in eterno…


2008 © by alessio.101, Salerno 24 giugno © 2008


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(002) – Poesie: Pablo Neruda – La canzone disperataultima modifica: 2008-06-24T03:58:25+02:00da airone2124
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